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2011-07-20T20:40:00+02:00

Odd Nerdrum - un pittore vichingo

Pubblicato da elmary
 
Da molti anni ormai Odd Nerdrum si è tirato fuori dal grande carosello dell’arte contemporanea “ufficiale” per ritagliarsi un suo spazio e una sua dimensione all’insegna di un lavoro di straordinaria qualità ed originalità. Il maestro norvegese racconta la propria esperienza in questa intervista rilasciata in esclusiva a Stile.

Come e quando ha deciso che sarebbe diventato un pittore?
Il mio primo amore, in verità, è stata la musica. Quando ero bambino piangevo sempre, e per farmi smettere il medico consigliò a mia madre di farmi ascoltare dei brani musicali. Lei lo fece, ma io continuavo a piangere. Poi, alla radio mandarono in onda Ciaikovskij, e mi chetai immediatamente. In seguito, però, i miei genitori scoprirono che dedicarsi a questa attività, come io ero intenzionato a fare, poteva essere assai costoso. Insomma, non condividevano il mio grande entusiasmo. Fu così che cominciai a disegnare, cosa che mi piaceva altrettanto e che aveva il vantaggio di essere molto più economica.
La sua pittura è stata definita, da certa critica ma anche da lei, kitsch. E’ da decenni che lei opera sempre con coerenza in questa direzione, molti artisti seguono i suoi passi e molti collezionisti importanti riconoscono i suoi quadri come capolavori. Può tracciare un bilancio di tale percorso? Considerando il kitsch relegato in una nicchia nell’universo dell’arte contemporanea, che tipo di prospettive intravede?
Tra gli artisti io sono sempre stato riconosciuto come kitschy e perciò isolato quasi subito da quella che io definisco la “Banda dell’arte”. A causa di ciò ho iniziato a pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato in me. Dopo alcuni anni di isolamento sono arrivato a capire che l’arte è una religione, e che io sono un eretico.
Ho iniziato così a studiare approfonditamente filosofia con lo scopo di trovare il mio posto in questo mondo. Se non vi era una sovrastruttura in cui io potessi inserirmi, forse avrei potuto costruirmene io una nuova. Mi capitò in quel periodo tra le mani il libro di Hermann Broch, Il Kitsch, dove egli descrive il kitsch come qualcosa di demoniaco, il male assoluto in estetica. Quel libro cambiò la mia vita.
In genere, quando le persone vanno al cinema si identificano con l’eroe del film; io faccio l’opposto, mi identifico con l’antagonista. Così successe quando lessi il libro di Broch: mi identificai completamente con il cattivo, ovvero con il kitsch. Da allora, io dico a tutti di essere un pittore kitsch, e ciò rende i critici furiosi perché loro pensano che io non abbia il diritto di definirmi da solo.
Una volta affermatomi come tale, molti giovani sono venuti a dipingere con me perché in fondo non pensavano che il kitsch fosse poi così male.
Io non so quale sarà il futuro del kitsch, ma so che - se lo avrà, un futuro - sarà soprattutto per merito dei grandi e geniali talenti che ci sono. Ma abbiamo bisogno di una sovrastruttura per ottenere il credito che ci meritiamo...
...trovi l'intervista completa nella rivista...
 
Spoletonline

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